Angeluccio
Landscape with Hunters
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Angelo Giovanni detto Angeluccio
(Roma, 1620-1655)
Paesaggio con cacciatori
Olio su tela, cm 82 x 65
Bibliografia
Cacce principesche. L’arte venatoria nella prima età moderna, catalogo della mostra (Tivoli, Villa d’Este, 17 maggio - 20 ottobre 2013), a cura di F. Solinas, De Luca editori d’arte, pp. 128-129, fig. 38.
Il dipinto qui presentato, attribuito con sicurezza ad Angelo Giovanni detto Angeluccio (Roma, 1620-1655), testimonia con notevole eleganza il gusto per la pittura di genere e per la rappresentazione di scene di caccia, tipiche dell’ambiente artistico romano tra la metà del XVII secolo e il pieno barocco. L’opera raffigura il momento immediatamente successivo a una fortunata battuta di caccia: i tre personaggi, ritratti con grande perizia, sono disposti in primo piano, mentre sullo sfondo si apre un paesaggio boscoso leggermente collinare. Questa composizione ha una struttura calibrata, in cui la massa imponente degli alberi a destra fa da quinta scenica, incorniciando l’azione che si svolge sul terreno in primo piano.
Al centro dell’attenzione vi è un cacciatore in abito rosso – con fucile e spada al fianco – che dialoga con il suo capo caccia in veste pregiata di colore blu lapislazzuli, pigmento che all’epoca era assai costoso e spesso più ricercato dell’oro stesso. Tale scelta cromatica non è casuale, poiché serve ad attribuire risalto ed eleganza ai protagonisti. Accanto a loro, si nota il battitore che si china ad accarezzare uno dei tre levrieri, autore di una straordinaria performance venatoria: infatti, fra il carico di selvaggina, si scorgono due esemplari di Black Grouse, volatili rari e assai apprezzati nella tradizione di caccia anglosassone, nonché un cerbiatto.
La cura nel rendere il morbido manto dei cani, la resa delle piume dai riflessi blu intensi dei Black Grouse, nonché l’attenzione per i particolari accessori (le bisacce, l’arma da fuoco, la spada) testimoniano la mano sicura di Angeluccio. Si riconosce, inoltre, l’influenza dei maestri che egli ebbe modo di frequentare: da un lato il Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari), da cui derivò un certo classicismo nei panneggi e una sapiente costruzione prospettica; dall’altro Giacomo Fiammingo (Jacob de Hase), il cui impianto realistico e la predilezione per temi “di genere” ispirarono Angeluccio a intraprendere con successo il filone della pittura di battaglie e di scene di vita popolare.
Benché sovente associato al gruppo dei cosiddetti “bamboccianti”, guidati dal fiammingo Pieter van Laer (il “Bamboccio”), Angeluccio seppe affermarsi con uno stile personale, in cui la narrazione vivace delle vicende quotidiane si fonde con una più raffinata eleganza compositiva. Questo gli valse un discreto successo sul mercato artistico romano del tempo, tanto da assicurargli committenze di prestigio e l’ingresso, nel 1634, all’Accademia di San Luca.
Non si dimentichi che la caccia era un passatempo prediletto dalle corti principesche e dalla nobiltà internazionale, ragion per cui soggetti di questo tipo erano fortemente richiesti non solo presso le famiglie aristocratiche italiane, ma anche presso i collezionisti stranieri, tra cui gli inglesi. L’iconografia del ritorno dalla caccia, con figure di rango e servi al seguito, cani specializzati e selvaggina pregiata, evoca infatti il gusto e la tradizione delle grandi residenze nobiliari d’Europa. Per un collezionista inglese che desideri adornare la propria residenza di campagna, questo dipinto è particolarmente rappresentativo dello spirito barocco e, nello stesso tempo, strizza l’occhio alla passione britannica per la caccia al fagiano di monte (Black Grouse).
Nonostante la produzione di Angeluccio non sia sterminata, alcune sue opere o attribuzioni sono confluite in importanti collezioni museali europee e non. In Inghilterra, ad esempio, se ne segnalano alcune conservate in collezioni private e talora esposte in occasioni temporanee presso istituzioni come la Royal Collection (vi sono dipinti a soggetto venatorio e scene popolari barocche che, sebbene non in mostra permanente, vengono saltuariamente proposti in esposizioni tematiche).
Inoltre, si registrano opere a lui attribuite nella Dulwich Picture Gallery di Londra e riferimenti storici a scene di genere, di caccia e di battaglia in musei come il Fitzwilliam Museum di Cambridge. La gran parte delle composizioni di Angeluccio con soggetti simili (cacce, battaglie, scene pastorali) è passata più volte sul mercato antiquariale inglese, suscitando un discreto interesse da parte dei collezionisti che amavano unire il gusto per il paesaggio italiano alle scene di vita mondana dell’epoca.
Letteratura:
• M. Bocchi, La pittura di genere a Roma nel Seicento, Roma, 2007.
• R. Longhi, Saggi sul Seicento romano, Firenze, 1968.